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L'omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica

Omicidio Vassallo, Fabio Cagnazzo e il “buco” di 23 minuti: per il gip sapeva in anticipo

La sera della morte di Angelo Vassallo il colonnello Fabio Cagnazzo lasciò la comitiva di amici per 23 minuti: per il gip indica che sapeva in anticipo dell’omicidio e aveva già cominciato il depistaggio.
A cura di Nico Falco
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Angelo Vassallo
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La sera in cui è stato ammazzato Angelo Vassallo, il "sindaco pescatore" di Pollica, il colonnello Fabio Cagnazzo si allontanò dalla comitiva con cui era a cena per tornare insieme a loro 23 minuti dopo: un "buco" che, secondo il gip, dimostra che l'ufficiale dei carabinieri sapeva in anticipo dell'omicidio e si è mosso dai primi momenti per iniziare a depistare le indagini e assicurare copertura a chi aveva sparato al sindaco.

Il ruolo del colonnello Fabio Cagnazzo nell'omicidio Vassallo

Il colonnello dell'Arma è stato arrestato ieri insieme ad altri tre indagati; durante la notifica ha avuto un malore ed è stato trasferito in ospedale militare, dove si trova tutt'ora. Per l'accusa è coinvolto nell'organizzazione dell'omicidio e ha depistato le indagini indirizzandole di proposito verso uno spacciatore del posto, al fine di coprire i complici secondo un accordo che avrebbe preso con loro in precedenza.

L'omicidio sarebbe stato eseguito per evitare che Vassallo, che il giorno successivo si sarebbe incontrato con un carabiniere di un'altra Compagnia, denunciasse il giro di droga che riteneva di avere scoperto e nel quale sarebbero stati coinvolti gli indagati.

Il depistaggio delle indagini e il "buco" di 23 minuti

La sera del 5 settembre 2010 Fabio Cagnazzo era con una comitiva e stava raggiungendo un ristorante del centro di Acciaroli, lo stesso dove fino a pochi minuti era stato anche Angelo Vassallo. Secondo le ricostruzioni si era allontanato dal gruppo alle 21.15, per poi raggiungere gli altri nel locale alle 21.38.

Interrogato in proposito a gennaio, il colonnello aveva detto di non ricordare cosa aveva fatto in quei 23 minuti, e di non poter escludere di essere andato a salutare la figlia o altri conoscenti che si trovavano nella zona. Le indagini hanno escluso che fosse andato dalla figlia: la ex moglie ha dichiarato di aver lasciato Pollica con la ragazza il giorno dell'omicidio o quello ancora precedente.

Il colonnello, rileva il gip, aveva quindi lasciato il gruppo in un orario compatibile con quello dell'omicidio, stimato intorno alle 21.12 del 5 settembre. Subito dopo aveva cominciato l'attività di depistaggio, che il giudice definisce "intensa e minuziosa", "dalla cui dinamica potevano cogliersi plurimi elementi dei suoi movimenti".

L'alterazione della scena del crimine

L'ufficiale era arrivato sulla scena del crimine pochi minuti dopo la scoperta del cadavere, avvenuta all'1.47 del 6 settembre, "assumendo condotte suscettibili di determinarne una grave alterazione, quale la rimozione di alcuni reperti (bossoli)"; quest'ultimo particolare è stato riferito dal fratello della vittima, che ha riferito che Cagnazzo aveva sollevato un bossolo con un rametto, glielo aveva mostrato per fargli vedere il calibro e poi lo aveva rimesso a terra; anche un maresciallo dei carabinieri aveva notato il colonnello sollevare un bossolo e poi rimetterlo a terra plausibilmente nello stesso punto.

Cagnazzo, sempre nell'interrogatorio del 15 gennaio, aveva ritenuto "verosimile" che avesse cercato i bossoli sul luogo dell'omicidio, e non aveva escluso di avere sollevato qualche bossolo per mostrarlo al fratello di Vassallo. Aveva invece escluso di avere preso qualcosa da terra e di averlo messo in un pacchetto, circostanza che era stata riferita da altri testimoni relativamente ad alcuni mozziconi di sigaretta.

Per il gip Cagnazzo sapeva in anticipo dell'omicidio

Secondo il gip, l'allontanamento del colonnello dalla comitiva per quei 23 minuti rimanda "ad una sua immediata attivazione concomitante al delitto, ad ulteriore conferma dell'esistenza di un previo accordo con i responsabili, dei quali conosceva ed aveva interesse a coprire l'identità".

Per il giudice, si legge ancora nell'ordinanza, "non è verosimile ritenere, alla luce della ricostruzione cronologica degli eventi, che l'ufficiale, allontanatosi dal centro di Acciaroli per circa 23 minuti in concomitanza con l'esecuzione dell'omicidio senza essere in grado di ricostruire i suoi movimenti e poi intervenuto sul luogo del delitto nell'immediatezza del rinvenimento del cadavere, possa avere avuto contezza del delitto dopo la sua esecuzione ed essersi accordato con esecutori e mandanti per la relativa copertura solo dopo la realizzazione del proposito criminoso".

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